Perché i bimbi fanno i capricci

Le urla alla cassa del supermercato, il “no!” ripetuto dinanzi a una richiesta, buttarsi a terra — nel caso dei più piccoli —, il rifiuto di seguire papà o mamma alla spesa, non staccarsi dalla visione del cartoon, non voler mangiare ciò che è a tavola, il “non mi piace!” senza nemmeno assaggiare…

Quando parli dei capricci dei bambini, ti riferisci a quelle reazioni fastidiose, non desiderabili, esibite dal bambino che, tante volte, ti avviliscono e ti fanno sentire incapace di gestire la situazione. 

Spesso i genitori mi dicono “So che i capricci indicano un bisogno di attenzione” ed è vero in molte occasioni. Saperlo, però, non è sufficiente a risolvere il problema perché l’attenzione bisogna poi dargliela ed è necessario capire quale tipo di attenzione viene richiesta dal bambino per interrompere l’automatismo del capriccio; altrimenti, si sente non capito ed urla di più.

Ogni capriccio ha un suo perché. Se vuoi placarli ed evitarli prova entrare nel mondo del tuo bambino, nelle sue emozioni e abbraccia il suo disagio, ascolta e comprendi per poter dare risposte efficaci e assumere comportamenti in grado di calmarlo anche quando l’unica sua risposta sembra essere urlare!

Così come tu manifesti ansia, tensione, nervosismo, frustrazione, così la tua bambina comunica, con il capriccio, la sua incapacità di affrontare qualcosa che non comprende, che la disturba, che non vuole accettare.

In un mondo costruito a misura degli adulti, governato da regole fatte dagli adulti per gli adulti, i bambini cercano il loro modo per farsi sentire, per non essere trasparenti. Possono percepire se stessi deboli, perdenti o incapaci, rispetto a ciò che gli adulti fanno agevolmente, addirittura rispetto ai fratelli o alle sorelle più grandi di loro. Per questo, chiedono di contare, di avere un posto, una visibilità, uno spazio, un’attenzione; urlando, manifestano il bisogno di crescere, di fronteggiare e contrastare lo strapotere dell’adulto per stare in eterno sulle giostre, stare al mare o in piscina fino a diventare pesci essi stessi, sporcarsi con i colori e disegnare sulle pareti…

È utile sottolineare che i bambini ricorrono ai capricci sia quando sono destinatari di un sistema educativo severo, sia quando il sistema educativo li ricopre di attenzioni eccessive. Una educazione severa spinge verso il senso del dovere e il bambino svilupperà probabilmente un bisogno di compiacere a mamma e papà per soddisfare le loro aspettative e la loro approvazione di cui ha chiaramente bisogno per sopravvivere. 

Probabilmente, da grande vedrete un giovane ben educato (il che non guasta) ma che avrà bisogno di spinte, di indicazioni da seguire e che porterà a casa risultati voluti da altri. Il modello di educazione spinto troppo verso il senso del dovere, avrà trascurato desideri, emozioni, ascolto che rappresentano un volàno di stima e fiducia in sé, motivazione a scegliere, a realizzare i sogni, a cercare la felicità…

Ma, come dicevamo, un bambino farà capricci anche se gli vengono dedicate eccessive attenzioni. Si torna a casa dal lavoro e state con lui; mentre lavorate al pc, vi chiede di giocare e lasciate tutto per accontentarlo; le uscite sono orientate esclusivamente ai suoi desideri… 

E i desideri del genitore? Come viene alimentata la vita di coppia se tutte le energie sono orientate verso il bambino? Se tutto gira intorno alla sua persona, al primo “no!” ci sarà prima il capriccio e poi la rabbia. Probabilmente, il bambino si costruirà l’idea che tutti sono come mamma e papà e, quindi, alle sue dipendenze. Quando avrà modo di capire che non è così, quale sarà la sua reazione? Si sfiderà  per misurarsi o sceglierà solo persone sulle quali poter prevalere? Riuscirà a sviluppare relazioni fondate sul confronto, sul dialogo o vanterà più che altro pretese? Saprà impegnarsi o di fronte a una sconfitta la colpa sarà sempre degli altri? Mirerà a stabilire relazioni paritetiche o tenterà di prevalere? 

Cari genitori, guardate con serenità la vostra vita, c’è ancora tanto da poter realizzare. Concentratevi sui figli ma anche su voi stessi. Cambiate ciò che non vi soddisfa, prendete i sogni nel cassetto e realizzate quelli possibili. Non abbiate rimpianti ma sfoderate entusiasmo ed energia per ripensare a ciò che siete riusciti a realizzare con impegno, tenacia, fatica, volontà di riuscire. Non è poco! Non avete bisogno delle soddisfazioni dei vostri figli per essere soddisfatti di voi. Non caricateli delle vostre aspettative, delusioni, rinunce, non spingeteli ma motivateli, non chiedete ma incoraggiate. 

A volte, i capricci sono la reazione anche alla pressione, a una eccessiva carica di aspettative. Alleggerite il peso, affiancateli senza sostituirli; posizionatevi né sempre avanti a loro per prevenire i rischi, né sempre dietro per spingerli a proseguire. 

Siate affianco! “A che serve la mia presenza per mio figlio? Che valore ha? Come posso aiutarlo a crescere bene?”. E il crescere bene non è misurato solamente sui gol segnati, i voti a scuola, il bacio ai nonni senza che sia richiesto. I risultati che ottiene il bimbo riguardano la dimensione del “fare”; ad essa va affiancato l’allenamento alla dimensione “dell’essere” in cui abita la serenità con cui crescono, il piacere di vivere, la curiosità, la gioia, l’interesse con cui affronteranno le scoperte ogni giorno, la fiducia nei genitori, la capacità di condividere in famiglia gli spazi e le cose, i sorrisi che donano alle persone che incontrano. 

Bravi genitori si diventa mano a mano e, in ogni caso, qualche capriccio e un pò di resistenza sono preferibili a comportamenti poco reattivi, troppo ubbidienti e silenziosi…


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